di Fiorella Carollo
La crisi del coronavirus ci sta mostrando che è possibile fare cambiamenti trasformativi da un giorno all’altro. Infatti, improvvisamente, siamo stati spinti in un mondo diverso con una economia diversa. I governi stanno correndo per proteggere i loro cittadini, sia dal punto di vista sanitario che economico, e tutto questo in un tempio incredibilmente breve. Ma c’è anche un’altra questione: possiamo usare questa crisi per accompagnare un cambiamento sistemico a livello globale. Kate Raworth.
Nella città di Amsterdam la vice–sindaca assieme all’economista britannica Kate Raworth, nelle scorse settimane hanno elaborato un piano per la città di Amsterdam per la fase post–covid. L‘economista britannica è ben nota anche al pubblico dei non-addetti ai lavori per la sua teoria del “economia della ciambella” che ha avuto una certa risonanza fin dalla pubblicazione del suo libro nel 2017. Prendendo in considerazione i 30 obiettivi sostenibili delineati dall’Onu, Kate Raworth propone un nuovo assetto per l’economia del XXI secolo. I concetti fondamentali del ”economia della ciambella”, semplificati al massimo, sono che i diritti e bisogni delle persone, il lavoro, l’abitazione, la salute, il benessere fisico e psichico, l’educazione, le pari opportunità, il diritto ad un reddito dignitoso e alla rappresentanza politica, questi diritti fondamentali devono essere forniti dalla società nel rispetto dei limiti imposti dal pianeta. Devono cioè essere sostenibili, non possono sorpassare quel tetto ecologico che il sistema natura ci impone. In altre parole non possono inquinare le acque, i suoli, l’aria che respiriamo, minacciare la biodiversità e la vita degli oceani.
Il 10 aprile questo modello economico è stato formalmente adottato dal comune di Amsterdam come punto di partenza per le politiche pubbliche del post-emergenza facendo così di Amsterdam la prima città nel mondo che si impegna in una direzione di sostenibilità pubblica. È superfluo sottolineare quanto sia importante in questo periodo di pandemia globale, in cui ogni paese elabora il suo “piano Marshall”. Qui è stato lanciato un segnale molto forte che speriamo venga accolto anche dalle altre economie europee.
Nello stesso tempo non dobbiamo dimenticare che anche le assemblee cittadine possono avere un ruolo importante nel dare forma ad una “ripresa verde”. Sia in Francia che in Inghilterra le assemblee cittadine sono state messe in piedi per veicolare delle raccomandazioni al governo sulle politiche ambientali. Con l’inizio del lockdown in ambedue paesi si sono spostate on line per continuare alacremente i loro lavori. In Francia le assemblee dei cittadini sono state lanciate dopo le proteste dei “gilet gialli” del 2018 e 19 con lo scopo dichiarato di studiare prima, proporre poi, misure concrete per ridurre le emissioni del gas almeno a un 40%. Le assemblee dopo avere messo a punto una serie di proposte che riguardano settori come la mobilità sostenibile, incentivando piste ciclabili, investimenti sull’agricoltura, il miglioramento dell’efficienza energetica nelle case, la promozione della produzione di piccole unità di energia rinnovabile, la messa al bando della pubblicità per i prodotti più inquinanti, le assemblee hanno caldamente avvisato il governo francese di non ripetere gli errori fatti dopo le crisi finanziarie del 2008 che videro cospicui investimenti statali nelle industrie del carbon fossile. Al contrario ha sollecitato il governo ad assicurare investimenti socialmente accettabili come parte dello sforzo della ripresa previlegiando soluzioni sostenibili alla transizione energetica. Si è raccomandata per l’adozione di misure che preparino la società ad essere economicamente più resiliente in vista di future probabili crisi. Anche in Inghilterra le assemblee dei cittadini sono nate per disegnare misure atte a raggiungere l’obiettivo di zero emissioni per il 2050, obiettivo fortemente contestato da Extintion Rebellion che ha invece proposto la data del 2025.
Ma anche nel nostro paese qualcosa si è mosso: il comune di Milano ha abbandonato il suo piano iniziale per la mobilità della Fase 2 e ha invece accolto la proposta dell’associazione Bike Italia appoggiata da Extinction Rebellion Milano, Fridays for future e Genitori antismog. Bike Italia ha presentato un piano dettagliato, sia nelle proposte che nei costi, per far sì che la mobilità sostenibile diventi il piano per la città nella Fase 2. Anche a Roma le associazioni legate alla promozione della bicicletta hanno proposto alla Sindaca Virginia Raggi un piano dettagliato sulla mobilità sostenibile che prevede l’ampliamento delle piste ciclabili per biciclette e monopattini, momentaneamente in questa emergenza si propone di togliere spazio alla carreggiata delle macchine. Lo scopo preciso è di limitare in questa Fase 2 l’uso delle auto in sostituzione di metro e autobus che viaggiano necessariamente a capienza ridotta lasciando a piedi un sacco di gente. Si è attivata anche Legambiente sia a Roma sia con una lettera ai sindaci delle città italiane a cui propone un piano in 5 punti: più ciclabili, più bici, più car sharing e incentivi a chi sceglie lo smart working, meno autobus e più metropolitane.
Sempre a Milano l’amministrazione ha aperto una piattaforma rivolgendosi ai cittadini e alle associazioni affinché contribuiscano a configurare tutti assieme la Fase 2. XR Milano ha deciso di farsi avanti e di proporre l’istituzione delle assemblee per i cittadini. Intanto a Bologna un manipolo di associazioni che si è dato il nome “La condotta comunale della bicicletta” ha lanciato il crowdfunding AndràTuttiInBici su GoFundMe chiedendo 5.000euro- obiettivo ampiamente raggiunto- per lanciare una campagna di affissioni pubblicitaria per ricordare ai bolognesi i molteplici vantaggi degli spostamenti in bici sotto i 10-15 km : a livello personale ci guadagna la salute e il portafoglio, a livello cittadino ci guadagnano i trasporti, la viabilità, la qualità dell’aria che respiriamo. La campagna partirà l’8 maggio dura due settimane e coprirà 48 autobus, 15 mega cartelloni, 100 bacheche comunali.
Il 22 aprile, in occasione del Earth Day, Fridays for future ha inviato una lettera al nostro governo lanciando la campagna #ritorno al futuro#. Il movimento chiede al governo di prendere in considerazione le politiche ambientali per superare la crisi causata dal coronavirus ed in questo modo rispondere con un unico programma a due crisi quella economica e quella ambientale.
È tempo di mobilitare le energie positive che il coronavirus ha messo in circolazione, sto parlando di un diffuso spirito di solidarietà, di attenzione per i meno fortunati ma anche una maggiore consapevolezza che questa epidemia ha a che fare con l’inquinamento, malgrado la stampa non dia tanto spazio alle ricerche in corso. Dopo il tempo delle proteste è giunto il tempo che la società civile, cioè i singoli, le associazioni mainstream e i movimenti, si faccia avanti con le sue proposte. Come disse Milton Freeman: “In tempi di crisi le azioni che verranno intraprese si rifaranno alle idee che sono in circolo in quel momento” ed è esattamente a questo che dobbiamo fare attenzione ci ricorda Naomi Klein. È adesso il nostro momento se vogliamo dar forma al nostro futuro perché se non lo facciamo noi lo faranno di nuovo quei poteri politico-finanziari che ci rimetteranno tutti alla triste dieta dell’austerity per i prossimi anni. Le avvisaglie già ci sono.
È tempo di farsi avanti, diventare propositive, chiamarsi a raccolta l’un l’altra e avanzare. È tempo, come dice Naomi Klein, di essere ambiziose e ambiziosi.
pubblicato su Pressenza.com il 26.05.2020
https://www.pressenza.com/it/2020/05/e-tempo-di-sfoderare-le-nostre-ambizioni/
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